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Cristo Spirante

Vespasiano Genuino nasce a Gallipoli nel 1552 ed è proprio nel Salento che si concentrano le sue opere artistiche. La prima di cui si hanno notizie è senza dubbio il Fonte Battesimale a cui lavora per la Cattedrale di Gallipoli, su richiesta del vescovo. Ma la sua produzione non si ferma lì, realizza delle sculture lignee sempre di natura religiosa che vengono esposte e conservate in varie chiese salentine. Tra queste, il Museo Sigismondo Castromediano, ospita la scultura del Cristo Spirante. Proviene dalla Chiesa di San Francesco della Scarpa, è stata esposta a restauro prima di essere esposta in museo e restituita alla cittadinanza. L’opera rappresenta il Cristo nella posizione sulla croce, sebbene la scultura non presenti la croce in sé. È mutila delle braccia ed è magistralmente curata in tutti i suoi dettagli, partendo dall’attenzione riservata al volto fino ad arrivare alla punta dei piedi accavallati. La superficie dell’opera si presenta nel complesso liscia, frutto dell’attenta levigatura finale del legno. Il soggetto, a grandezza naturale ha il volto poggiato sulla spalla destra. I capelli, adornati dall’intreccio della corona di spine, scivolano sul suo capo e scendono fin sotto al mento. Lo sguardo, rivolto verso l’alto, caratterizza un’espressione di profondo dolore. Le guance incavate appena sopra la folta barba, accentuano la magrezza del soggetto. La bocca è lievemente aperta, a rappresentare i suoi ultimi respiri. Il busto è contratto in una torsione verso destra e definito in ogni suo particolare. Dal petto scarno alle prominenti costole, tutto denota la drammaticità di questa figura. Appena sotto i fianchi, un taglio divide la scultura in due parti che, però, rimangono attaccate. Le gambe magre sono accavallate, le ginocchia irsute e piegate si toccano e presentano tutte le venature e le forme spigolose delle rotule. Scendendo ancora, possiamo notare come anche i polpacci siano stati attentamente curati. Sono, infatti, visibili persino i tendini flessi. I piedi sono accavallati e forati dal chiodo, rifiniti anch’essi persino nei dettagli delle singole dita. La potenza di questa figura, forse una delle opere più attentamente curate dall’artista, sta sia nella tensione del corpo che nella sua espressione profondamente segnata dalla sofferenza, nel momento in cui il Cristo sta esalando l’ultimo respiro.