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Eurisko incontra i professionisti dell’Audiodescrizione

Intervista all'attrice Daniela Scarlatti

Foto di Mirjana Panovsky

Eurisko ha incontrato Daniela Scarlatti: una grande attrice ed un’artista a 360° in teatro, fiction, film e TV. Una voce sicura e potente che si dedica anche all’audiodescrizione e che ha accettato, con gentilezza e disponibilità, di rispondere ad alcune domande su questa realtà in costante crescita sia per gli addetti ai lavori, ovvero i professionisti che operano in questo mondo, sia per chi ne fruisce, ovvero chiunque sia affetto da disabilità visive e voglia accedere e godere di un contenuto visivo.

Ciao Daniela! Grazie per il tempo che ci dedichi e complimenti per il tuo splendido lavoro.
Ciao e buongiorno! Grazie per l’intervista e un saluto a tutti i lettori di Eurisko!

Sei conosciutissima al pubblico per la tua professione di attrice ma noi sappiamo che ti dedichi anche all’audiodescrizione e ci piacerebbe sapere come è iniziato il tuo lavoro in questo ambito e con quale tipologia di prodotti e contenuti hai lavorato ad oggi.
Ho iniziato il mio percorso come attrice di teatro poi però ho fatto moltissima fiction. In passato ho lavorato anche in radio e pubblicità e negli ultimi anni, invece, mi dedico molto al teatro, alle fiction e ho iniziato un po’ col doppiaggio, (che avevo interrotto perché col teatro non riesci a conciliarlo!) qualche speakeraggio, qualcosa così ma sempre poca roba. Poi ho iniziato ad avvicinarmi alle audiodescrizioni. L’audiodescrizione per me è una cosa relativamente nuova, sono due anni che ci lavoro e non ho fatto tantissimo però mi sono fatta un’ottima idea di come debba essere un’audiodescrizione, oltre al fatto che comunque ci sono delle regole guida. Sono una che spazia in tutti i settori, ho una passione pazzesca per il mio lavoro e tendo ad inserirmi in vari ambiti per provarmi sempre in contesti diversi. Alcuni miei colleghi leggono ed interpretano i libri, io invece gli audio-book non li ho mai fatti. L’audiodescrizione è in costante crescita sia per gli addetti ai lavori che per noi professionisti e quindi ritengo che sia una cosa molto interessante. Al di là delle varie leggi che sono state approvate, è un diritto per i non vedenti e gli ipovedenti. Mi sembra di capire che la RAI debba in tutti i modi favorire l’audiodescrizione, è diventata una conditio sine qua non per il riconoscimento degli incentivi e dei contributi statali. Infatti, con la legge 220/2016 e il tax credit per le imprese di produzione, le cose sono migliorate. Lo Stato elargisce sovvenzioni da destinare alla realizzazione di audiovisivi obbligando proprio le produzioni che ne usufruiscono a consegnare il lavoro con annesse audiodescrizioni e sottotitoli, quindi anche per non udenti. Essendo una legge inevitabilmente presuppone un aumento di lavoro sia per gli audiodescrittori (cioè per chi scrive) sia anche per attori e speaker.

Nel corso dei seminari e delle varie attività svolte da Eurisko ci è capitato spesso di ascoltare pareri e “recensioni” da parte dei fruitori su diverse audiodescrizioni dello stesso contenuto. Cosa, secondo te, distingue una buona ed utile audiodescrizione da un prodotto peggiore e di mediocre o scarsa qualità?
Questo non saprei dirlo perché lavoro con una società di grandi professionisti con i quali si audiodescrivono film e serie per la RAI e per la cineteca di Bologna e Milano – perché quando si restaura un film questo viene anche audiodescritto. Mediocrità e scarsa qualità sono ovunque nel mondo e possono trovarsi anche nell’audiodescrizione. Quello che penso sia importante per un non vedente o ipovedente che ne fruisce è che la voce sia limpida, scandita bene, come mi è stato insegnato. L’ideale è una voce piana, cioè priva di grandi interpretazioni. È in qualche modo l’opposto di quello che fa un attore. Un attore interpreta, in questo modo invece non deve interpretare altrimenti il non vedente ha una massa di informazioni enorme che poi dopo non riesce a diramare. C’è la musica, ci sono i rumori (porte, auto, incidenti, pioggia…) ci sono i suoni e in più l’interpretazione degli attori e poi l’audiodescrizione…è chiaro che poi la massa di informazioni è esagerata. A me, quindi, è stato insegnato di fare un’audiodescrizione piana. Poi certo è che se stai facendo un film drammatico cambierai leggermente ma di poco il tono, così come se per esempio stai facendo una commedia. In ogni caso ci attestiamo su valori standard di neutralità. Nel caso in cui invece ci sono delle voice off o oversound ogni tanto si può fare qualcosa di più. Ultimamente mi sta capitando di lavorare ad un’audiodescrizione in cui ci sono delle battute in dialetto, queste battute vengono rese in italiano e poi sono registrate in audiodescrizione. A queste battute viene data più forza, nerbo…non è l’interpretazione del teatro o di una fiction ma è comunque un minimo di interpretazione per staccare la battuta dell’attore.

Dunque, c’è una differenza notevole nel modo in cui usi la tua voce nel recitare o in un doppiaggio e nel “fare” l’audiodescrizione?
Assolutamente si! Nella recitazione di teatro, di una fiction c’è un’interpretazione in prima persona e ci sono anche mesi di prove. Si cerca, si sviluppa un personaggio con dei modi di recitare che possono essere dei tic, una balbuzie, delle forme dialettali. Nel doppiaggio di un ruolo anche la voce deve aderire al ruolo che stai impersonando e capirne le sfumature nella voce originale dell’attore. Devi aderire sia ai timbri che all’intenzione, al personaggio, alla personalità del ruolo di un collega.

Quali sono le difficoltà più significative che hai riscontrato svolgendo questo lavoro?
Tutto dipende dalla capacità di scrittura dell’audiodescrittore. Se alla base c’è una persona che descrive bene e con il timing giusto, allora anche l’attore o lo speaker si trovano sicuramente agevolati. Può anche accadere che il timing sia giusto però l’attore magari allunga troppo la battuta. In questi ed altri casi ci sono i tecnici con dei mezzi pazzeschi che tolgono o accorciano la battuta che vai a scandire. Il tecnico è fondamentale nell’audiodescrizione sia per la voce, che per il mix ma anche nella fase iniziale quando sei al microfono e il tecnico ti supporta tantissimo. Ma la base è sicuramente lo script, la capacità di descrivere il film a chi non può vederlo.

Da addetta ai lavori in qualità di speaker che consiglio daresti a chi decide di intraprendere la professione di audiodescrittore?
Personalmente mi sono trovata bene e non ho avuto grandi difficoltà a lavorare in questo ambito, forse perché ho 40 anni di esperienza alle spalle o forse perché talvolta si è più portati per certi settori o rami del proprio mestiere. Ad esempio, so di colleghi hanno abbandonato il tentativo di fare gli audiodescrittori. Personalmente mi sento meno a mio agio con il doppiaggio, che faccio saltuariamente. Ci sono colleghi che doppiano da tanto ma io col teatro spesso sono in tournée e non potrei conciliare le due cose. Per l’audiodescrizione, una volta capite due tre cose di base, per ora, mi sembra di trovarmi bene poi c’è sempre da migliorare e ti vengono dati consigli ed indicazioni. Ma io trovo che il doppiaggio sia molto più difficile! Per fare l’audiodescrizione sicuramente ci vuole una dizione perfetta. Dove lavoro ricontrolliamo anche gli accenti, specialmente per la RAI ma non solo, la dizione e la fonetica sono le basi fondamentali per tutti e chi non l’ha deve studiare e diventare un professionista.

E che futuro immagini per questo settore?
Immagino che sia un importante futuro. Già ora RAI, Netflix e molti altri chiedono l’audiodescrizone. È un diritto universale, si apriranno sicuramente nuove porte, tutti i canali tv si abitueranno ed adegueranno o compreranno prodotti già finiti. Quindi c’è un futuro sicuramente, sia nella scrittura – i film vengono continuamente girati e i vecchi film salvaguardati con restauro e audiodescrizione – che nello speakeraggio. Di recente ho anche audiodescritto un film muto senza musica, senza colonna sonora – perché allora c’era l’orchestra che accompagnava il film – e con i cartelli ad indicare i rari dialoghi degli attori.

Grazie davvero per aver condiviso con noi le tue esperienze e il tuo vissuto!
Grazie a voi e spero che queste informazioni e consigli possano servire…e in bocca al lupo!

L’intervista è stata realizzata dall’associazione Eurisko aps nell’ambito del Progetto “AUDIOVISIONI – Il Cinema per i Videolesi”, finanziato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili bando “Giovani per il Sociale 2018 in partenariato con l’Unione Ciechi sezione di Lecce e Apulia Film Commission ed in convenzione con l’Università del Salento – Dipartimento di Studi Umanistici e Dipartimento di Beni Culturali.

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